“Ai bambini appartiene il Regno dei cieli” è la parola di Gesù che propone proprio i bambini come modelli di vita per ogni cristiano: “se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. Quanto siamo lontani da queste parole e dal rispetto verso i bambini che queste parole presuppongono: bambini resi schiavi, sfruttati, non rispettati nei loro diritti, bambini fatti oggetto di attenzioni e di violenze sessuali da parte di adulti. Una parola tradita doppiamente da chi quella Parola deve annunziare e testimoniare, dai pedofili, cioè, in abito talare che, approfittando del proprio ruolo all’interno delle parrocchie, dei seminari, delle scuole, usano violenza proprio contro i bambini “legittimi proprietari” del Regno di Dio.
Non trovo parole sufficienti per dire lo sdegno di fronte a tanta bruttura commessa da sacerdoti. Ma sono rimasta senza parole per il modo col quale il Vaticano cerca di risolvere il problema della pedofilia nel clero. Innanzitutto sono sconcertata perché ci si è occupati del problema solo quando si è dovuto mettere mano a santi portafogli e a sacri conti bancari, e quando l’immagine della Chiesa (e quindi le abbondanti offerte e i numerosi contributi dei fedeli che da quella immagine scaturiscono) ha rischiato di essere irrimediabilmente compromessa.
E poi provo sconcerto anche di fronte agli atteggiamenti che la Santa Sede si propone di assumere nei confronti dei preti accusati di pedofilia, atteggiamenti che si riassumono in quelle, cristianamente e umanamente infelici affermazioni che propongono “tolleranza zero” e “uno sbaglio e sei fuori”. I cristiani non possono ragionare così, tanto meno se vescovi e cardinali.
Non trovo parole sufficienti per dire lo sdegno di fronte a tanta bruttura commessa da sacerdoti. Ma sono rimasta senza parole per il modo col quale il Vaticano cerca di risolvere il problema della pedofilia nel clero. Innanzitutto sono sconcertata perché ci si è occupati del problema solo quando si è dovuto mettere mano a santi portafogli e a sacri conti bancari, e quando l’immagine della Chiesa (e quindi le abbondanti offerte e i numerosi contributi dei fedeli che da quella immagine scaturiscono) ha rischiato di essere irrimediabilmente compromessa.
E poi provo sconcerto anche di fronte agli atteggiamenti che la Santa Sede si propone di assumere nei confronti dei preti accusati di pedofilia, atteggiamenti che si riassumono in quelle, cristianamente e umanamente infelici affermazioni che propongono “tolleranza zero” e “uno sbaglio e sei fuori”. I cristiani non possono ragionare così, tanto meno se vescovi e cardinali.
Non sono un' esperta, ma penso che il problema pedofilia si debba cominciare a risolvere intervenendo sul “disprezzo” per la sessualità che spesso è diffuso tra il clero.
Ma di questo in Vaticano non si parla se non di sfuggita, per dovere d’ufficio e comunque, ipocritamente, senza provare a risolvere effettivamente il problema. Temo che non cambierà granché nella Chiesa: i preti pedofili continueranno indisturbati a fare vittime tra i bambini, casomai cercando di farlo con molta più attenzione, dopo il polverone alzato in seguito allo scandalo dei preti pedofili negli Stati Uniti e dopo quello più recente sollevato attorno al filmato della BBC. Sono certa che molti tra i preti accusati di pedofilia ora pagheranno ma, sono pronta a scommetterci, pagheranno i preti pedofili più sfigati, mai i “potenti”.
1 commento:
su questo argomento, c'è un'altra questione che non viene messa bene in luce e che, forse, solo uno sguardo più laico può cogliere e definire. Il fatto è che questi preti sono spesso incaricati di attività didattiche, sono insomma maestri di scuola elementare, media, liceo, in istituzioni educative anche finanziate dallo Stato italiano. Durante la trasmissione di Santoro, non ho sentito un confronto serio sul fatto che la Chiesa (sebbene abbia istituito un Tribunale ad hoc), con la politica de "i panni sporchi si lavano in famiglia", non agevoli i passi legali e giudiziari necessari che in altre istituzioni educative laiche porterebbero all'esclusione di tali soggetti dai contesti didattici. Quindi, voglio dire (mi sono un po' intrecciato, sorry) che la riflessione politica deve anche domandarsi quanto le scuole cattoliche parificate siano in grado di gararantire la stessa tutela di una scuola pubblica, anche nei termini di controllo del loro corpo docente...
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