lunedì 28 maggio 2007

BRAVI

A PROPOSITO DI SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE,
SISTEMA SALUTE E INFERMIERI…

Il SSN è un servizio fondamentale per il benessere dei singoli e della collettività ed è un sistema che vede crescere esponenzialmente la sua complessità, che affronta problemi crescenti, che si impegna a gestire e superare criticità strutturali, economiche, tecnologiche, assistenziali ed organizzative.
Vi accadono eventi difficili, dolorosi e drammatici, ma è anche un sistema in cui si intersecano valori etici e sociali, attenzione all’altro, competenze ed esperienze, studio e ricerca, sviluppo tecnologico e scientifico, innovazione organizzativa e assistenziale ed un grande impegno avorativo e professionale di tanti professionisti sanitari, tra cui gli infermieri.
Gli infermieri che nell’ultimo decennio, passo dopo passo, hanno ottenuto un profondo ambiamento dei loro percorsi formativi; si sono impegnati per innovare il loro modo di fare assistenza, di relazionarsi con gli altri rofessionisti e con le persone assistite; hanno adeguato i loro standard professionali a quelli dei Paesi europei più avanzati; hanno prodotto studi e ricerche; hanno proposto e propongono nuovi modelli organizzativi e assistenziali; hanno contribuito e continuano a promuovere la realizzazione di modalità assistenziali più efficaci e coerenti con l’evoluzione epidemiologica e demografica del Paese e con le necessità di ambiamento del sistema salute in cui sono inseriti.

Nonostante questo, un noto editorialista di un altrettanto noto quotidiano nazionale, in alcuni recenti articoli, ha scritto che:
•l’ineluttabile destino professionale degli infermieri è di essere “paramedici”;
•il loro percorso di professionalizzazione anche gestionale, sostenuto dall’OMS, da studiosi ed esperti di caratura nazionale
ed internazionale e dalle leggi di questo Paese è da considerarsi “aberrante”;
•l’affrancamento da antiche sudditanze e obsolete gerarchie, l’impegno verso l’integrazione dei saperi e dei diversi percorsi professionali, anche di tipo organizzativo/gestionale, è segno di schizofrenica ricerca di carriere parallele;
•la loro crescita professionale potrebbe produrre carenze nell’assistenza…

Gli infermieri e la Federazione Ipasvi dopo il momento dell’irritazione e degli interrogativi, hanno riflettuto e vogliono con forza sostenere:
•che l’integrazione professionale e il lavoro di squadra sono una necessità ineludibile per ogni organizzazione sanitaria moderna ed efficace;
•che esiste distinzione tra la linea clinico/assistenziale e la linea organizzativo/gestionale;
•che il ritorno a rigide gerarchie tra professioni, non solo è anacronistico, ma risponde a vecchie logiche di potere che si risolvono in un danno per il cittadino, a cui servono i diversi e integrati saperi per un‘assistenza personalizzata e di qualità;
•che tutti loro, anche quelli con laurea triennale, quinquennale e master, non hanno mai smesso e non smetteranno mai di fare le prestazioni necessarie all’assistenza e al benessere dei cittadini, 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno;
•che continuano ad impegnarsi e si impegneranno quotidianamente, anche nelle condizioni difficili che oggi attraversa il sistema sanitario, a contribuire al funzionamento degli ospedali italiani e a garantire l’assistenza a chi ne ha bisogno, con serietà e grande senso di responsabilità.

340mila infermieri e la Federazione che li rappresenta chiedono un confronto e un dibattito serio e costruttivo basato sui fatti e non sugli stereotipi, in cui esserci con la serenità e la maturità che vogliono li contraddistingua sempre.
Annalisa Silvestro
Presidente della Federazione nazionale
Collegi degli Infermieri
"Corriere della Sera" 16 maggio 2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente una risposta sensata, finalmente un organo di stampa pubblica anche la replica. Quasi stia accadendo che in italia dopo le calunnie sia possibile anche un secondo atto, il diritto di rispondere e di avere visibilità. Complimenti Annalisa i 3400000 infermieri sono con te. Complimenti anche al corriere della sera .....speriamo non sia costato troppo
Giuliano

Anonimo ha detto...

E' stato veramente difficile leggere gli editoriali di Pirani e non partire in quarta, mandandogli qualche email: potevo dirgli "non sai quello che dici", oppure "invece voi giornalisti siete tutti dei premi nobel in deontologia e professionalità". Avevo la sensazione di cadere in una trappola, in una provocazione: comunque ho stampato gli editoriali e li ho fatti circolare fra i colleghi. Rimangono a distanza, oltre alla sensazione di disagio, considerazioni da fare e sospetti da verificare:
- come mai è stato dato uno spazio così grande ad un attacco forte e sgraziato contro una professione? "Cui prodest"? E' perchè (se non sbaglio)la risposta del collegio ha avuto uno spazio "a pagamento" e non gratuito ?
- si rileva un fabbisogno formativo, in Pirani come probabilmente in altri giornalisti, e sicuramente anche lettori. La nostra professione non è conosciuta, non è ancora capita, ci vedono come degli automi che puliscono culi e padelle, poi però dovremmo essere dotati (in modo naturale, è ovvio) di competenza, intelligenza e umanità. Come se tutto ciò non fosse qualcosa da ottenere anche attraverso percorsi di autonomia e responsabilizzazione.