In questi giorni d'estate in cui il carico di lavoro è diverso dagli altri mesi dell'anno mi viene un pò da riflettere. Su questo argomento ho fatto un breve sondaggio tra le persone che conosco e ho tirato un pò le somme.
Vorrei cominciare con il mio punto di vista: io adoro il mio lavoro e sono felice di aver scelto questa professione, mi reputo in gamba e non credo che ci sia nessuno in grado di smentire questa mia affermazione. Ma purtroppo mi trovo a ricoprire un ruolo che non mi rappresenta, non mi sento per niente un'infermiera d'ambulatorio dove la cosa che ti professionalizza di più è prendere il peso e la pressione delle persone. Mi sento che posso dare molto di più sia dal punto di vista professionale che personale. Mi sento una strumentista di sala operatoria, pronta alle urgenze e ai rapporti con pazienti veramente malati e non con ipocondriaci che fanno controlli inutili e si lamentano delle attese. Odio alcuni dei miei colleghi di lavoro, frustrati dai loro compiti e competenze che solo per il puro gusto di rompere i coglioni alla gente dicono e fanno cose veramente indegne di ogni essere umano. Alla fine io lavoro le mie 6-7-8 ore e poi me ne vado, perchè la mia vita non è l'ospedale, ma tutto quello che è al di fuori. Vorrei entrare in quello spogliatoio con il cuore più leggero e non pensare che una volta dentro devi poi affrontare persone così stupide che creano malumore. Sono stufa di discussioni, chiarimenti e poi discussioni di nuovo, odio il rancore e l'invidia che hanno in tanti. Odio il dover rendere conto di ciò che faccio a tutti e soprattutto odio quelle persone che per il solo gusto di ferire dicono e fanno cose per me assolutamente inconcepibili. Odio questa mia condizione di precarietà in questo ambulatorio in cui sono costretta a comprire i buchi e assecondare le abitudini di altri, e vieni criticata per qualsiasi cosa fai o non fai. Vorrei poter avere i miei spazi come sono sempre riuscita a raggiungere, ma questa volta sto trovando davvero tante difficoltà. Odio chi ricorre ai sindacati predendendo di non fare cose che sono di loro competenza, e vogliono delegarla ad altri (considerati contrattualmente suoi superiori). Non mi pesano le mani a chiudere un secchio della spazzatura, l'ho sempre fatto, ho addirittura passato lo straccio per terra per venire incontro alle esigenze di tutti e in particolar modo dei pazienti. Ma non tutti capiscono che queste devono essere eccezzioni e che se in gruppo esistono figure professionali diverse è perchè ci sono cose diverse da fare. Io di certo non mi metto a fare il medico e di questo non me ne dispiace per niente. Sono onorata di essere un'infermiera e non faccio le carognate.
In sostanza ho notato che tutti si lamentano del proprio lavor, c'è chi si lamenta perchè lavora troppo e chi perchè lavora troppo poco; chi non si vuole più svegliare alle 5 di mattina e chi vorrebbe lavorare più ore; c'è chi si lamenta di guadagnare troppo poco e chi rinuncerebbe allo stipendio così alto per dedicarsi a famiglia o ad amici; chi vuole un contratto fisso e chi ce l'ha si sente troppo legato all'ambiete lavorativo; chi si lamenta perchè il lavoro è troppo lontano da casa e chi vorrebbe girare il mondo per il lavoro; chi odia tutte le responsabilità che ha e chi non riesce a firmare nulla a suo nome. Gira e rigira alla fine ci lamentiamo tutti.
Vorrei tornare indietro di 50 anni in cui lavorare i campi era il lavoro di tutti e si collaborava senza invidie e ipocrisie, si lavorava con il sorriso, nessuno aveva la forza per essere insoddisfatto e lamentarsi, perchè si rishiava di tornare a casa e trovare il piatto vuoto perchè non erano riusciti a guadagnare i soldi per il pane quotidiano.
1 commento:
Ciao, sono il compagno di un infermiera. Sono capitato qui per caso proprio perchè anche lei è nella stessa identica situazione, e mi stavo prodigando in ricerche per farle cambiare ambito lavorativo. Che le persone siano insoddisfatte lo concepisco, ma che riversino le loro frustrazioni o la loro "paraculaggine" sugli altri è davvero nauseante. Concordo con te, in tanti dovrebbero "tornare alla terra" per imparare il rispetto e la solidarietà che sono proprie di una società civile. In breve, per quanto vale, sono solidale con il tuo punto di vista; bel post davvero.
Un saluto e... in bocca al lupo
Claudio
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